lunedì 14 settembre 2015

NUOTO, SCOLIOSI E MAL DI SCHIENA

Il nuoto è un toccasana per il mal di schiena? Non è detto...
Da sempre il nuoto è considerato lo sport sano per eccellenza, ottimo per risolvere tutti i problemi di salute, ed in particolare quelli a carico della colonna vertebrale. Una specie di panacea. Lo si è creduto per oltre 20 anni, periodo nel quale questo sport è stato largamente consigliato a chi avesse atteggiamenti scoliotici sospetti, scoliosi vere o, più in generale, delle alterazioni posturali. Da un paio di anni questo mito, finalmente, è stato sfatato. 

Quello che molti fisiatri sostenevano da anni, cioè che il nuoto avesse una serie di controindicazioni, adesso, dati scientifici alla mano, è provato. Il nuoto non cura la scoliosi, anzi in molti casi può rivelarsi controindicato. E rischia anche di indurre mal di schiena. Sono questi i risultati di un brillante studio del 2013 sviluppato da Isico (“Swimming is not a scoliosis treatment: a controlled cross-sectional survey”), che ha messo a confronto un gruppo di 112 nuotatori a livello agonistico (nuoto praticato 4-5 volte a settimana) con una popolazione scolastica, maschile e femminile, di 217 studenti pari età, che praticava sport in maniera amatoriale o non lo praticava affatto. I nuotatori, soprattutto femmine, presentavano delle asimmetrie del tronco più accentuate ed una maggiore ipercifosi, con una frequenza maggiore di dorsi curvi e mal di schiena. Secondo il Dott. Fabio Zaina, specialista in Fisiatria in servizio presso l’Isico, il nuoto “induce a un collasso della schiena ed allena soprattutto la muscolatura degli arti, essendo praticato in scarico”. 

Dai dati rilevati emerge senza dubbio che il nuoto non deve essere consigliato come terapia per la scoliosi e, se praticato in eccesso, può incidere negativamente sulla postura e provocare mal di schiena. Il nuoto è stato molto spesso prescritto anche per cercare di risolvere casi di lombalgia e lombosciatalgia in pazienti con ernia discale, ma anche in questi casi vi sono delle precise controindicazioni. Raramente i pazienti che presentano questi quadri clinici sono degli atleti ben allenati, anzi spesso sono soggetti sedentari, sovrappeso, dediti magari a lavori usuranti che hanno alterato la corretta postura del rachide, con muscoli (addominali in particolare) nel migliore dei casi ipotrofici e decisamente deboli, condizioni che non permettono di tenere una corretta posizione in acqua. Se, infatti, immaginiamo l’asseto di un atleta che nuota a stile libero come simile a quello di un siluro, con una posizione alla vista laterale perfettamente rettilinea mantenuta da muscoli addominali e lombari molto forti, i pazienti di cui sopra facilmente terranno una posizione incurvata, simile più ad un’amaca che ad un siluro. Il ventre, infatti, durante l’attività fisica, tenderà ad avvicinarsi al fondo vasca (in particolare nuotando a stile libero ed a rana) portando il rachide in iperlordosi,  postura che tende a sovraccaricare le articolazioni intervertebrali e avvicina pericolosamente le eventuali ernie discali alle radici nervose. 

Quanto detto non intende demonizzare il nuoto, che presenta indubbiamente una serie di qualità: è uno sport simmetrico, richiede l’utilizzo di numerosi muscoli e rappresenta un’ottima attività aerobica.  Ma, quando prescritto per fini terapeutici, va considerato come qualunque terapia, della quale occorre considerare non solo i potenziali vantaggi ma anche le possibili controindicazioni.

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