giovedì 12 novembre 2015

Libri e zaini scolastici: il peso della cultura




Il modo corretto di utilizzare lo zaiono
Secondo dati recenti il 95% dei genitori è preoccupato che la schiena dei loro figli ossia essere danneggiata dall'utilizzo di zainetti troppo pesanti, anche perché quasi il 50% dei bambini lamenta episodi di mal di schiena. È quindi tutt’oggi di strettissima attualità la polemica (vecchia) sul rapporto tra il peso degli zainetti scolastici e i rischi per la salute dei bambini. L’attenzione su questo argomento deve essere massima perché, se è vero che l’utilizzo degli zainetti non è in grado di causare la scoliosi (alterazione della colonna in cui si ha un deformazione strutturale delle vertebre), tuttavia può accentuarla se già il bambino ne soffre o comunque indurre posture viziate e dolorose lombalgie. Ma quali sono le caratteristiche di uno zainetto ideale e come va utilizzato?

Lo zainetto deve essere dotato di schienale rigido (per distribuire in modo equilibrato il peso) ed imbottito (così da attutire i colpi se si corre o saltella mentre si indossa), avere una forma regolare (per una corretta distribuzione del carico) ed essere di dimensione adeguata  all’età. Il peso,  una volta riempito, non dovrebbe superare il 15% del peso del bambino. Le bretelle devono essere larghe ed imbottite (per evitare dolori alle spalle) oltre che regolabili, in modo che lo zainetto non scenda sotto la vita. Molto importante è la presenza di una cintura addominale per mantenerlo ben aderente alla schiena. Il modello ideale dovrebbe anche essere dotato di ruote ed una maniglia per essere utilizzato anche come trolley o, almeno, per essere talvolta trasportato a mano. Sono da evitare gli zaini troppo grandi, perché si ha la tendenza a riempirli anche oltre il necessario, e quelli  con la struttura a soffietto che, oltre ad essere troppo capienti, danno anche un maggiore sbilanciamento all'indietro.

Lo zaino va riempito in altezza piuttosto che in larghezza e va chiuso ben stretto, in modo che il materiale non si muova all’interno. I libri più grandi e pesanti vanno messi verso lo schienale, proseguendo poi con quelli più piccoli e leggeri (per non sbilanciare il bambino).

Lo zaino andrebbe sempre indossato dopo averlo posto su un tavolo e non va mai portato su una spalla sola. Nel caso in cui il bambino lo prenda da terra non deve sollevarlo in modo brusco e deve flettere le gambe, così come si fa per spostare un grosso peso. Le bretelle vanno infilate una per volta e mai contemporaneamente, perché in questo caso la colonna si pone in iperlordosi. Una volta indossato lo zainetto va tenuto sulle spalle il meno possibile (mai per più di 15 minuti), poggiandolo tutte le volte che è possibile (ad esempio in autobus).

Avere o meno problemi a causa dell’utilizzo di uno zainetto pesante dipende anche dalle condizioni fisiche di chi lo indossa. I bambini più allenati, con una muscolatura forte e con un buon controllo neuromotorio del proprio corpo, si affaticano meno, hanno in generale meno problemi a trasportare i loro zaini e sottopongono ad un minor stress anche l’apparato cardiocircolatorio. La migliore gestione del peso sulle spalle è, dunque, uno dei tanti, innumerevoli motivi per cui appare fondamentale che i ragazzi facciano regolarmente dell’esercizio fisico e che questo sia svolto in modo regolare e per tutto l’anno.

Benché siano diverse le strategie per minimizzare i “danni da zainetto” sarebbe comunque auspicabile che, in un mondo votato alla tecnologia, nelle scuole si iniziassero ad adottare libri in formato digitale, riducendo drasticamente in tal modo il carico di lavoro che i ragazzi devono sopportare le mattine.

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mercoledì 11 novembre 2015

Non è reato la selezione di embrioni, ma la loro soppressione si…..

La diagnosi genetica preimpianto
La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza a dir poco discutibile: in caso di gravi malattie a trasmissione genetica non è reato la selezione degli embrioni al fine di impiantare solo quelli sani. Rimane, però in vigore la Legge 40 che vieta e sanziona penalmente la soppressione degli embrioni anche se malati.

La questione è stata posta all’attenzione della Corte Costituzionale dal Tribunale di Napoli che, nell’ambito di un procedimento penale contro un gruppo di medici perseguiti con l’accusa di produrre embrioni selezionati eugeneticamente sopprimendo quelli affetti da gravi patologie.

La sentenza ha quindi decretato che non è reato la selezione degli embrioni fecondati «esclusivamente finalizzata ad evitare l’impianto nell’utero della donna di embrioni affetti da malattie genetiche trasmissibili rispondenti ai criteri di gravità» perché la precedente legge 40 violava gli articoli 3 (uguaglianza) e 32 della Costituzione (diritto alla salute).

Il problema di cosa fare con gli embrioni portatori di patologie genetiche, però, rimane. La legge italiana vieta la loro soppressione, vieta il loro utilizzo ai fini di ricerca, permette solo la loro conservazione ma per quanto? La domanda è pesante e la questione morale sollevata è davvero molto grave. Se da un alto, infatti, è rispettato il diritto della coppia che si rivolge alla fecondazione assistita di avere un figlio sano, dall'altro si pone la grave questione del destino degli embrioni ibernati che rimarranno tali fino a che un legislatore non avrà il coraggio di modificare una legge che è stata fatta e poi modificata a pezzi, senza tenere contro della globalità della questione etica relativa alla manipolazione della vita umana.

Le opinioni favorevoli e contrarie:

«Si tratta di una sentenza importante perché toglie finalmente ogni ombra dalla possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto - spiega Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni -. Qui non si tratta di eugenetica, ma di tutela della salute della donna e dell’embrione stesso: cadendo il reato di selezione, la diagnosi preimpianto è adesso pienamente legittima. In questo modo si evita che una donna possa vedersi impiantato un embrione malato con la prospettiva eventuale di un aborto. Ad oggi - prosegue Filomena Gallo - la diagnosi preimpianto per le coppie fertili ma con patologie genetiche viene fatta solo in tre ospedali pubblici italiani, mentre viene fornita in tutte le strutture private. Per ricevere un servizio garantito da una precedente sentenza della Corte Costituzionale, le coppie dovevano rivolgersi ai tribunali, che con innumerevoli ordinanze hanno costretto gli ospedali pubblici a fornire il servizio o a richiederlo a una struttura convenzionata».

Con questa sentenza viene confermato quanto stabilito precedentemente dalla stessa Corte Costituzionale, secondo cui era caduto l’obbligo a impiantare tutti gli embrioni prodotti con la fecondazione assistita. spiega il professor Antonio Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica presso la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma e Policlinico Gemelli Il problema è che ci troviamo davanti a una situazione in cui soccombe il principio di autonomia e dignità dell’embrione, stabilito dall’articolo 1 della stessa legge 40 («assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito», ndr). Dobbiamo chiederci: chi è malato non ha il diritto di vivere? È giusto e comprensibile che una coppia desideri un figlio sano, ma è la medicina che deve porsi questo problema prima ancora di concepire l’embrione. Esistono per esempio delle tecniche per attuare una fecondazione con sperma o gameti eliminando patologie genetiche, come l’eliminazione di un globulo polare che consente di scartare la parte malata del gamete: la ricerca dovrebbe puntare su questo. Qui siamo di fronte a una forma indiretta di eugenetica: gli embrioni malati non vengono distrutti ma messi in un limbo. Dobbiamo chiederci: che dignità ha l’embrione? È una questione di coerenza scientifica, più ancora che di morale.

Il professor Spagnolo solleva poi una questione ancora più delicata: È sbagliato parlare di “embrioni malati”, perché in un embrione posso vedere un danno genetico, non una patologia conclamata. E non è detto che un danno genetico porti nel 100% dei casi a sviluppare una malattia.

Energy drink e disturbi d'ansia e dell'umore negli adolescenti

energy drinks e disturbi d'ansia e dell'umore negli adokescenti
Energy drink ed alcol, un mix pericoloso
Gli energy drinks sono bevande ad alto contenuto energetico che contengono, oltre ad acqua e coloranti, zucchero, D-glucuronolattone e sostanze attivanti quali caffeina, ginseng, taurina e guaranà i cui effetti si sommano in un’unica assunzione. 

Negli ultimi anni il consumo di energy drink si è diffuso in modo quasi capillare soprattutto tra i giovani ed i giovanissimi che sono attratti dagli effetti stimolanti ed attivanti di queste bevande spesso utilizzate per migliorare la capacità di resistere alla stanchezza e allo stress ad esempio durante i periodi di esame oppure ai fini di migliorare le proprie prestazioni sportive o anche per “sentirsi più in forma” per un appuntamento galante. 

Dato che queste bevande contengono sostanze “naturali”, sono in genere considerate innocue ma ciò in realtà, può essere considerato vero solo finché le stesse vengono consumate in quantità moderate. Un abuso, come tutti gli abusi, può riservare delle sorprese spiacevoli, di cui sia gli adolescenti che i loro genitori dovrebbero avere una precisa consapevolezza
Sul piano fisico, la sovrastimolazione può causare tachicardia e aumento della pressione arteriosa a livelli anche molto pericolosi mentre l’alto contenuto di zuccheri può favorire l’aumento di peso e, se nel ragazzo o nella ragazza c’è una predisposizione, anche l’insorgenza del diabete.  


Alcune conseguenze degli energy drinks a livello psichiatrico. 


A livello emotivo possono esserci complicazioni anche molto serie come: nervosismo ed irritabilità, tremori, iperattività, insonnia ed ansia anche grave tra quelle più comuni oltre a disturbi gastro intestinali connessi ad una stimolazione emozionale. Se è presente una familiarità per disturbi dell’umore come depressione e disturbo bipolare o per disturbi d’ansia, un consumo eccessivo di energy drinks potrebbe svolgere una funzione scatenante per queste patologie. Fenomeni psichici gravi possono verificarsi quando nell'adolescente, maschio o femmina, è presente una predisposizione al disturbo bipolare che l’assunzione di energy drinks slatentizza. 


Energy drinks e disturbo bipolare 


L'esistenza di una predisposizione al disturbo bipolare, che è una seria patologia psichiatrica che richiede cure appropriate sia sul versante depressivo che maniacale ai fini del mantenimento di un buon equilibrio dell’umore costituisce un fattore di rischio particolarmente importante.  q
Gli energy drinks assunti in modo eccessivo possono slatentizzare un attacco maniacale (grave eccitazione legata a comportamenti a rischio dovuta all'assunzione delle sostanze sovrastimolanti per il sistema nervoso centrale contenute in queste bevande). 
Un attacco maniacale è già di per sé grave soprattutto se la persona, non avendo ancora ricevuto una diagnosi ed una psicoeducazione a ciò finalizzata, non ha potuto ancora imparare a riconoscere i segnali che possono preannunciarlo. Se esso è già grave di per sé, può essere ancora più complicato se viene scatenato da sostanze eccitanti: l’attacco maniacale comporta agitazione ed insonnia, la sensazione di essere “pieni di energie” che può far intraprendere comportamenti a rischio a causa della mancata percezione dei propri limiti psicofisici.
Inoltre, considerando che possono esserci deliri di diverso tipo che richiedono necessariamente un approccio farmacologico, l’attacco maniacale, per poter essere risolto richiede il più delle volte necessariamente il ricovero. 

Pericoli legati agli energy drinks ed alcol 


Spesso i giovanissimi associano gli energy drink con alcol e superalcolici e questo può far sorgere problemi particolarmente seri
Infatti le sostanza eccitanti contenute nelle bibite energetiche potrebbero nascondere i segnali di un eccesso di alcol ed anche di una vera e propria intossicazione da alcol.

Infatti la persona che ha assunto questi mix di bevande, potrebbe non avvertire in un primo periodo dopo la loro assunzione la stanchezza e mettersi perciò magari alla guida di un’automobile sentendosi sobria grazie all'attivazione temporanea di tutte le funzioni di vigilanza che raggiungono un picco per poi declinare rapidamente. 

La stanchezza in questi casi insorge improvvisamente, sostituendo lo stato di attivazione. La conseguente sonnolenza che ne deriva, spesso incoercibile e che a volte si connota come il classico colpo di sonno, può purtroppo aumentare di molto la probabilità di avere incidenti stradali. Dobbiamo anche considerare che l’associazione di energy drink con alcol provoca spesso importanti alterazioni del ritmo cardiaco, fino a slatentizzare sottostanti patologie fino ad allora silenti. Ricordiamo che molte ricerche cliniche hanno dimostrato l’esistenza di una relazione tra energy drink e la dipendenza da alcol e droghe

Cosa possiamo fare come genitori? 


Non è il caso di preoccuparci se i nostri figli bevono solo di tanto in tanto una lattina di energy drink. Anche se è sempre meglio non averne in casa in modo che non ne bevano dentro e fuori di essa. 
E’ anche bene educarli con costanza a non berne più di una o al massimo due al giorno, se comprendiamo che ad un certo punto non vogliono proprio farne a meno. Se però volessero berne ad ogni costo prima di affrontare prove per loro molto impegnative come un esame, un compito in classe, una gara di sport, sarebbe bene che riuscissimo a sostenerli meglio che possiamo, facendogli percepire la nostra vicinanza ed il nostro apprezzamento per il loro impegno e che li incoraggiassimo, cercando di non essere però invadenti e rispettando i loro spazi, anche con una presenza silenziosa ma affettuosa e disponibile, anziché spingerli a prendere qualche sostanza “innocua” – che così innocua non è – che li tiri un po’ su. 

Ricordiamoci anche sempre di dare loro il buon esempio cercando di consumare pochi caffè durante la giornata dato che la caffeina in esso contenuta, e che è uno dei componenti anche delle energy drink dove essa si trova in dosi massicce, può nuocere anche a noi se eccessiva e non solo ai nostri figli adolescenti. 
Spesso un esempio funziona molto più di tanti discorsi che potrebbero cadere nel vuoto, farci arrabbiare o non essere ascoltati per principio. L’esempio è silenzioso ma efficace fungendo da modello di comportamento salutare

Se dovessimo accorgerci che i nostri figli tendono a bere un’eccessiva quantità di bevande stimolanti e peggio ancora se hanno la nociva abitudine di assumerle con sostanze alcoliche, dobbiamo senz'altro allertarci ed intervenire. In questi casi è opportuno assumere anche atteggiamenti repressivi per evitare che continuino, pur nel rispetto della loro personalità, ma anche discutere con loro in modo molto serio e serenamente delle possibili conseguenze sia fisiche che mentali che questa loro nociva abitudine poterebbe comportare. Potremmo anche invitarli a leggere degli articoli divulgativi su questo tema che potremo reperire facilmente anche in rete, in moda da fornire loro informazioni in un modo che è ai giovani di oggi anche – almeno in linea generale, come appartenenti alla cosiddetta “generazione di nativi digitali” che si informano di tutto su internet – attualmente molto gradito rispetto alla lettura su libri e su riviste specializzate.

sabato 7 novembre 2015

Arriva You il robottino che educa i bambini ad una sana alimentazione

You il robot che insegna a mangiare bene - foto ANSA
Arriva dall'Università di Napoli una novità assoluta per combattere l'obesità dei bambini. Si chiama You ed è stato progettato dai docenti di Psicologia Paolo Cotrufo e Stefania Cella e di Design Rosanna Veneziano, con la collaborazione degli studenti del corso di Social Design del corso di laurea Design.

You è stato progettato per diventare un vero e proprio compagno di giochi per i bambini in sovrappeso che provvederanno a nutrirlo con gli alimenti che loro stessi assumono. Il robot interagirà con loro esprimendo a voce la sensazione di fame o di eccessiva pienezza: "Ho mangiato tanto!", "Uffa, mi sento gonfio!" insegnando così al bambino a riconoscere i propri stimoli e ad autoregolarsi.

E' stato anche progettato uno speciale braccialetto che verrà indossato dal bambino e che registrerà i suoi parametri metabolici e l'attività fisica svolta. A questo proposito You interverrà invitando il suo piccolo amico a muoversi: "Mi sento tutto intorpidito. ho bisogno di muovermi un po'..."

'You', spiegano i ricercatori, ''non intende semplicemente educare il bambino ad abitudini alimentari corrette, ma aiuta il piccolo ad autoregolarsi, stimolando il riconoscimento delle sensazioni di sazietà e di fame''.

giovedì 5 novembre 2015

Il dolore al collo: come combabttere la cervicalgia in 10 minuti!


Il dolore al collo spesso è causato da errate posture
Il mal di collo, spesso conosciuto come “cervicale” ma scientificamente denominato cervicalgia, affligge gran parte della popolazione italiana (ne soffre in maniera più o meno cronica un italiano su otto). 

Il dolore che può presentarsi improvvisamente o può insorgere lentamente, ma in entrambi i casi limita i movimenti del collo e può associarsi a nausea, vertigini, ronzii auricolari e persino indolenzimento degli arti superiori. 

Anche se le cause della cervicalgia possono essere le più diverse, le principali sono individuabili nella sedentarietà, nella postura che si tiene mentre si lavora, negli sbalzi di temperatura, e nella somatizzazione dell’ansia e dello stress. Il dolore è causato massimamente dalla tensione muscolare che da vita ad un circolo vizioso dolore-tensione-dolore che si autoalimenta. 

Per questa ragione, indipendentemente dalle cause scatenanti, la terapia deve avere come primo scopo il rilassamento delle masse muscolari contratte. In tal senso gli esercizi attivi hanno un ruolo fondamentale nella rieducazione e nella decontrazione muscolare. Utili sono certamente le ginnastiche posturali, lo stretching, lo yoga e il pilates. Se la situazione è particolarmente critica, benefici si ottengono anche da sedute di massaggi, manipolazioni vertebrali (effettuate da personale medico!), laserterapia, tecar, correnti antalgiche, nonché da farmaci antidolorifici e miorilassanti.  

Gli esercizi, comunque, possono rivelarsi un vero e proprio toccasana, ma occorre prestare una certa attenzione nell’eseguirli affinché, al contrario, non producano un effetto nocivo. L’obiettivo principale di questo tipo di training consiste nel rendere le articolazioni intervertebrali cervicali, i tendini ed i muscoli stessi più flessibili al movimento, in modo che possano essere sciolte tutte quelle tensioni che si sono accumulate nel corso del tempo. Gli esercizi devono essere eseguiti dolcemente, in modo lento e controllato, senza forzare mai, e non devono provocare dolore. Nel caso in cui un movimento sia doloroso non bisogna assolutamente forzare nella stessa direzione sperando di “sbloccare” qualcosa, bensì allungare nella direzione opposta, che quasi sempre non sarà dolente. Nel caso di dolore in diverse direzioni, anche opposte, i movimenti dovranno essere eseguiti nel range non doloroso. 
Gli esercizi da eseguire in caso di cervicalgia

Di seguito alcuni movimenti da eseguire più volte nel corso della giornata per 10 minuti circa.
Esercizio 1. Seduti, mantenendo lo sguardo su una linea orizzontale, le spalle rilassate e le braccia lungo il corpo (tutti gli esercizi vanno iniziati da questa posizione di base) portate la testa verso destra e verso sinistra.
Esercizio 2. Partendo dalla posizione di base, flettere ed estendere il collo, avvicinando il mento al petto e poi la nuca alle spalle.
Esercizio 3. Partendo dalla posizione di base, flettere lateralmente il collo nelle due direzioni, avvicinando l’orecchio alla spalla dello stesso lato.
Esercizio 4. Partendo dalla posizione di base, flettere anteriormente il collo associando un movimento di rotazione; non bisogna fare una circonduzione completa.
Esercizio 5. Porre le mani dietro la nuca e spingere leggermente con la testa contro le mani stesse. Il collo non deve fare alcun movimento.
Esercizio 6. Porre le mani sulla fronte e spingere leggermente con la testa contro le mani stesse. Il collo non deve fare alcun movimento.
Esercizio 7. Porre una mano su un orecchio e spingere leggermente con la testa contro la mano stessa. Il collo non deve fare alcun movimento