giovedì 14 gennaio 2016

La cannabis shunk e l'insorgenza delle psicosi

La cannabis shunk e l'insorgenza di psicosi
La cannabis shunk danneggia mente e cervello

Una ricerca condotta al Kings College di Londra ha rilevato un dato molto allarmante: una variante ibrida della comune cannabis, detta “shunk” (creata e molto diffusa a partire dagli ann ’80) provoca, nella metà delle persone che ne fanno uso, l’insorgenza di psicosi schizofreniche con la presenza di allucinazioni visive ed uditive ed alterazioni dell’umore con alternanza di euforia e depressione ed attacchi d’ira.
Lo studio, condotto da un team di ricercatori guidato dal professor R. Murray psichiatra presso il Kings College dall'anno 2005 all'anno 2011, ha coinvolto 800 persone di età compresa tra i 18 ed i 65 anni.
Qualche tempo fa sia a livello di senso comune che tra alcuni gruppi di scienziati, si era diffusa l’idea che coloro che utilizzano la cannabis siano persone già in partenza un po’ “strane” e che quindi presentino una particolare vulnerabilità a sviluppare alcune psicopatologie e dipendenze da sostanze oltre comportamentali. Un’altra corrente scientifica sosteneva invece che esistono delle psicosi (grave disturbi mentale ed emozionale che altera il rapporto con la realtà esterna ed interna) scatenate da sostanze. Lo psichiatra Robin Murray dopo aver svolto uno studio clinico e statistico insieme ai suoi collaboratori, ha evidenziato che nel solo Sud di Londra su tre persone intervistate, due dichiaravano di aver fumato cannabis nel corso della loro vita e che quindi, sembrerebbe impossibile che “due persone su tre possano essere classificate come non normali” o “strane”. Patendo da questi dati raccolti e da alcune premesse scientifiche, i ricercatori hanno studiato per un lungo periodo di tempo, tutti i casi che negli ospedali e cliniche della zona sud di Londra,venivano ricoverate per “episodi psicotici” caratterizzati da sintomi come quelli sopra descritti: allucinazioni uditive e visive deliri attacchi d’ira alternanza di euforia e depressione Le loro conclusioni, sono state pubblicate dal giornale scientifico The Lancet Psychyatry.

CONCLUSIONI DELLA RICERCA

 La prima logica conclusione di questa ricerca ed analisi clinica a livello scientifico è la seguente: il consumo di super cannabis (shunk) è un forte predittivo di patologie psicotiche. Solo nel Sud di Londra infatti, ben il 24% delle psicosi diagnosticate durante quel periodo, erano state scatenate dall'assunzione di cannabis potenziata o shunk. L’assunzione di shunk, in chi ne fa uso, triplica il rischio di psicosi rispetto a chi non assume tale sostanza. Non solo: purtroppo il rischio diventa 5 volte maggiore se la super cannabis viene consumata tutti i giorni. Il rischio non aumenta invece nelle stesse proporzioni fumando cannabis normale o non potenziata. Uno dei motivi dello scatenarsi delle psicosi utilizzando la cannabis potenziata, sembra essere connesso ad una minore quantità in essa, di THC (tetraidrocannabinolo), la molecola responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis che provoca la sensazione di stordimento e che è presente nella cannabis shunk in una quantità ridotta, solo il 4% rispetto al 15% che generalmente è invece presente nella cannabis non potenziata.

 RISCHI E PERICOLI CON LO SHUNK O CANNABIS POTENZIATA

 Secondo gli autori di questa ricerca e R. Murray, psichiatra del Kings College di Londra che li ha diretti, è assolutamente necessario mettere a conoscenza del pubblico, dei ragazzi, dei medici, degli insegnanti, genitori e di tutti coloro che lavorano con i giovani, particolarmente con gli adolescenti – fascia d’età molto vulnerabile al possibile consumo per via del desiderio di sperimentare che gli è propria ed anche per la facile influenzabilità – dei gravi rischi connessi all'assunzione di questa droga potenziata anche in considerazione del fatto che nei soli Paesi Bassi attualmente sono già disponibili altre forme di cannabis potenziate ritenute due volte più potenti di quelle che in Gran Bretagna nelle persone ricoverate per psicosi, avevano scatenato questi gravi disturbi mentali e grandi sofferenze. Questa evidenza, contrapposta a quella del mercato fiorente di cannabis comune e cannabis fortemente potenziata, riaccende naturalmente il dibattito tra chi sostiene la depenalizzazione e chi invece si oppone ad essa, nell’uso della droga.

 DEPENALIZZAZIONE O NO

Considerando che la tendenza prevalente a livello mondiale è attualmente quella della depenalizzazione ma anche, contemporaneamente, quella della creazione di droghe sempre più potenti e pericolose, si evidenzia la necessità estremamente urgente di effettuare ed applicare progetti informativi ed educativi rivolti soprattutto ai giovani ed ai giovanissimi per renderli consapevoli dei rischi molto gravi che si corrono nell'assumerle. Nei giovanissimi infatti, la droga oltre a provocare o a slatentizzare gravi patologie psichiatriche che rientrano nelle psicosi come la schizofrenia ed il disturbo bipolare, può provocare anche danni al cervello ed alterazioni anatomiche della massa cerebrale nel suo complesso. Questo a sua volta è spesso alla base di gravi stati di ansia e depressione difficili da curare.
Anche in Italia infatti, come spiega il prof. C. Altamura psichiatra all'Università di Milano, sono numerosissime le richieste di aiuto da parte di adolescenti di età inferiore ai 20 anni che si rivolgono alle strutture sanitarie per questi problemi – grave ansia e depressione – associati ad un abuso di droghe a cui spesso si connette anche quello dell’alcol, due sostanze che si potenziano, in negativo, a vicenda.

 Rispetto al dibattito tra depenalizzazione o no, è necessario tener presente che se è vero che la cannabis per alcune sue caratteristiche può essere utilizzata a livello medico in dosaggi terapeutici minimi efficaci per portare sollievo a persone che soffrono di alcune determinate – e spesso gravi – patologie fisiche e spesso degenerative, è altrettanto vero però che là dove essa non è invece prescritta dal medico ma utilizzata come droga da cui si è dipendenti o “da provare”, spesso l’acquisto della stessa nelle sue forme potenziate e più pericolose, avviene online – tramite siti internet – da parte dei ragazzi, in modo tale da poter così eludere tanto la prescrizione medica che addirittura, la stessa trattativa con gli spacciatori, per essere certi di “procurarsela”.

 Un aspetto questo che porta una gran parte dei medici e degli operatori sanitari che tutti i giorni negli ultimi anni affrontano, insieme a loro ed alle loro famiglie i problemi di giovani e giovanissimi con gravi disturbi di psicosi scatenati dalla cannabis, a pensare che non potendo farlo personalmente o come categoria, di porre un freno a questa deriva, dovrebbero piuttosto farlo i politici con i mezzi legali che gli sono propri. Prendendo in merito una posizione ferma ed unitaria, una decisione per fermare questo fenomeno di deriva a cui i nostri giovani sono esposti. I politici potrebbero e dovrebbero intervenire per stabilire legalmente i limiti ed i confini oltre i quali la vendita della cannabis shunk, a livello pubblico, considerati i gravi rischi di salute pubblica – le psicosi sono disturbi mentali gravi ed i figli di ognuno di noi, assumendo tale sostanza potrebbe andarvi incontro – che sono ad essa connessa, non dovrebbe essere permessa.