sabato 26 dicembre 2015




SPORT, PREVENZIONE E TUMORI: DI CORSA CONTRO IL CANCRO

Spesso, quando il medico consiglia ai propri pazienti di fare regolarmente attività fisica, questa raccomandazione viene riposta in un angolo della mente e dimenticata. E invece l’attività fisica costante, così come l’alimentazione corretta, va considerata alla stregua delle prescrizioni farmacologiche: qualcosa che è importante “assumere” regolarmente. L’uomo, infatti, non è geneticamente programmato per uno stile di vita sedentario e l’assenza di un’adeguata dose di movimento espone a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, obesità, diabete e cancro.
L’impatto dell’attività fisica sulla patologia tumorale è un argomento di elevato interesse e con abbondante letteratura, anche se la sua valutazione appare estremamente complessa: sono state avanzate numerose ipotesi su tale correlazione, ma tuttora non si conoscono gli esatti meccanismi con cui lo sport riesce a prevenire diverse forme di tumore. Si ipotizza che l’attività fisica consenta di ottenere questi risultati aumentando l’ossigenazione dei tessuti e i livelli di composti protettivi come gli antiossidanti, favorendo il controllo di sostanze che si sono dimostrate cancerogene come alcuni ormoni o fattori infiammatori, riducendo la quantità di grasso corporeo e rendendo più veloce il transito degli alimenti nell’intestino.
Qualunque siano i meccanismi, comunque, il dato fondamentale è che l’attività fisica ha una reale azione preventiva sull’insorgenza di alcune patologie tumorali.
In questo senso occorre avere ben chiara la differenza fra prevenzione e diagnosi precoce. Nonostante i due termini vengano a volte confusi o utilizzati come sinonimi, dire diagnosi precoce non equivale a dire prevenzione: la prima, infatti, permette di individuare tumori molto piccoli e non ancora diffusi agli organi vicini, ma la malattia è comunque già presente; la seconda, invece, si riferisce ad una serie di comportamenti attuati con lo scopo di evitare che il tumore si formi.
Nel tumore del colon-retto, ad esempio, la prevenzione consiste fondamentalmente nel mantenere sotto controllo il peso corporeo con l'esercizio fisico e assumere una dieta povera di grassi e ricca di frutta e verdura, mentre la diagnosi precoce è  rappresentata da esami specifici (ricerca di sangue occulto nelle feci, colonscopia).
Secondo il Center for Diseases Control di Atlanta, un adulto dovrebbe fare 30 minuti al giorno di attività fisica moderata per almeno cinque giorni a settimana (per esempio camminando a passo svelto) e 20 minuti di attività fisica intensa (come correre) per almeno tre giorni a settimana. Sommare le ore non è produttivo in termini di prevenzione: tre ore di sport concentrate in un giorno non hanno lo stesso effetto benefico di tre sessioni di attività fisica di un’ora ciascuna effettuate in giorni diversi. L’effetto dell’attività fisica sul cancro del colon è uno dei più studiati: sono stati pubblicati oltre 50 studi sull’argomento, dai quali si deduce che all’aumentare dell’attività fisica (per intensità, durata o frequenza) si riduce il rischio di ammalarsi. Un soggetto attivo ha un rischio relativo ridotto del 30-40 per cento rispetto a un soggetto sedentario, e ciò indipendentemente da altri fattori di rischio come il peso corporeo. Ad attività più intensa corrisponde maggiore protezione. Anche i dati riguardanti il tumore al seno indicano che le donne attive sono meno a rischio di quelle sedentarie, anche se la riduzione del rischio varia moltissimo da studio a studio (tra il 20 e l’80 per cento) per cui al momento non è possibile dare una stima scientificamente attendibile. Secondo gli esperti la protezione deriva dal fatto che lo sport abbassa i livelli degli ormoni femminili e dei fattori di crescita legati all’insulina, che hanno un ruolo importante nello sviluppo del cancro del seno. Lo sport e il movimento sono utili sempre, sia prima sia dopo la menopausa, ma è la pratica sportiva intensa durante l’adolescenza che sembra fornire la massima protezione. Il sovrappeso annulla in parte i benefici, che sono massimi per le donne normopeso. Riguardo il tumore al polmone i soggetti attivi fisicamente vedono ridursi del 20 per cento la possibilità di ammalarsi grazie alla regolare pratica sportiva (uomo o donna indistintamente). Servono però ulteriori studi per comprendere meglio se il beneficio aumenta con l’intensità, mentre è dimostrato che nessuna pratica sportiva è in grado di contrastare efficacemente l’effetto nefasto del fumo di sigaretta.
L’attività fisica è infine  una risorsa anche per le persone che hanno già ricevuto una diagnosi di malattia. Diversi studi scientifici hanno evidenziato che, nel caso di  donne con cancro al seno, vi è un evidente miglioramento sia della qualità di vita (con riduzione della sensazione di stanchezza, spossatezza e mancanza di energia) che della prognosi. Vantaggi sono stati riscontrati anche per i pazienti con cancro al colon: il movimento riduce il rischio di recidive e aumenta la sopravvivenza.


giovedì 17 dicembre 2015

Le diverse tipologie di disgrafia




Disgrafia


La disgrafia può essere di diverse tipologie:
  • Disgrafia rilassata: le lettere sono piccole ed arrotondate, la grafia è arrotondata 
  • Disgrafia rigida: la grafia si presenta tesa e spigolosa, con lettere alte e strette, inclinate verso destra. 
  • Disgrafia maldestra: le lettere sono di dimensioni varie, la scrittura e le pagine scritte sono disordinate, cancellate. 
  • Disgrafia impulsiva: la grafia si evidenzia come frettolosa; le lettere sono distribuite male nelle righe e nelle dimensioni. 
  • Disgrafia lenta e precisa: la grafia è molto curata così come l’impaginazione. I bambini con questo tipo di disgrafia sono però lentissimi nello scrivere. 
Attualmente si dividono i soggetti i bambini con disgrafia in gruppi, a seconda del tipo di difficoltà presentata. E’ possibile così distinguere in primo luogo tre gruppi di soggetti.

Divisione in gruppi dei bambini con disgrafia in base alle difficoltà 

  • Soggetti con difficoltà posturali, che scrivono in modo rigido, impugnando malamente la penna e calcando molto sul foglio. 
  • Soggetti con difficoltà di organizzazione dello spazio, che presentano nella loro grafia lettere sovrapposte oppure eccessivamente distanziate. Inoltre le lettere non rispettano i margini e le righe, ascendenti e discendenti. 
  • Soggetti con difficoltà di controllo motorio: la loro scrittura è veloce ma senza una direzione, le lettere sono di varia forma ed illeggibili.    

giovedì 12 novembre 2015

Libri e zaini scolastici: il peso della cultura




Il modo corretto di utilizzare lo zaiono
Secondo dati recenti il 95% dei genitori è preoccupato che la schiena dei loro figli ossia essere danneggiata dall'utilizzo di zainetti troppo pesanti, anche perché quasi il 50% dei bambini lamenta episodi di mal di schiena. È quindi tutt’oggi di strettissima attualità la polemica (vecchia) sul rapporto tra il peso degli zainetti scolastici e i rischi per la salute dei bambini. L’attenzione su questo argomento deve essere massima perché, se è vero che l’utilizzo degli zainetti non è in grado di causare la scoliosi (alterazione della colonna in cui si ha un deformazione strutturale delle vertebre), tuttavia può accentuarla se già il bambino ne soffre o comunque indurre posture viziate e dolorose lombalgie. Ma quali sono le caratteristiche di uno zainetto ideale e come va utilizzato?

Lo zainetto deve essere dotato di schienale rigido (per distribuire in modo equilibrato il peso) ed imbottito (così da attutire i colpi se si corre o saltella mentre si indossa), avere una forma regolare (per una corretta distribuzione del carico) ed essere di dimensione adeguata  all’età. Il peso,  una volta riempito, non dovrebbe superare il 15% del peso del bambino. Le bretelle devono essere larghe ed imbottite (per evitare dolori alle spalle) oltre che regolabili, in modo che lo zainetto non scenda sotto la vita. Molto importante è la presenza di una cintura addominale per mantenerlo ben aderente alla schiena. Il modello ideale dovrebbe anche essere dotato di ruote ed una maniglia per essere utilizzato anche come trolley o, almeno, per essere talvolta trasportato a mano. Sono da evitare gli zaini troppo grandi, perché si ha la tendenza a riempirli anche oltre il necessario, e quelli  con la struttura a soffietto che, oltre ad essere troppo capienti, danno anche un maggiore sbilanciamento all'indietro.

Lo zaino va riempito in altezza piuttosto che in larghezza e va chiuso ben stretto, in modo che il materiale non si muova all’interno. I libri più grandi e pesanti vanno messi verso lo schienale, proseguendo poi con quelli più piccoli e leggeri (per non sbilanciare il bambino).

Lo zaino andrebbe sempre indossato dopo averlo posto su un tavolo e non va mai portato su una spalla sola. Nel caso in cui il bambino lo prenda da terra non deve sollevarlo in modo brusco e deve flettere le gambe, così come si fa per spostare un grosso peso. Le bretelle vanno infilate una per volta e mai contemporaneamente, perché in questo caso la colonna si pone in iperlordosi. Una volta indossato lo zainetto va tenuto sulle spalle il meno possibile (mai per più di 15 minuti), poggiandolo tutte le volte che è possibile (ad esempio in autobus).

Avere o meno problemi a causa dell’utilizzo di uno zainetto pesante dipende anche dalle condizioni fisiche di chi lo indossa. I bambini più allenati, con una muscolatura forte e con un buon controllo neuromotorio del proprio corpo, si affaticano meno, hanno in generale meno problemi a trasportare i loro zaini e sottopongono ad un minor stress anche l’apparato cardiocircolatorio. La migliore gestione del peso sulle spalle è, dunque, uno dei tanti, innumerevoli motivi per cui appare fondamentale che i ragazzi facciano regolarmente dell’esercizio fisico e che questo sia svolto in modo regolare e per tutto l’anno.

Benché siano diverse le strategie per minimizzare i “danni da zainetto” sarebbe comunque auspicabile che, in un mondo votato alla tecnologia, nelle scuole si iniziassero ad adottare libri in formato digitale, riducendo drasticamente in tal modo il carico di lavoro che i ragazzi devono sopportare le mattine.

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mercoledì 11 novembre 2015

Non è reato la selezione di embrioni, ma la loro soppressione si…..

La diagnosi genetica preimpianto
La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza a dir poco discutibile: in caso di gravi malattie a trasmissione genetica non è reato la selezione degli embrioni al fine di impiantare solo quelli sani. Rimane, però in vigore la Legge 40 che vieta e sanziona penalmente la soppressione degli embrioni anche se malati.

La questione è stata posta all’attenzione della Corte Costituzionale dal Tribunale di Napoli che, nell’ambito di un procedimento penale contro un gruppo di medici perseguiti con l’accusa di produrre embrioni selezionati eugeneticamente sopprimendo quelli affetti da gravi patologie.

La sentenza ha quindi decretato che non è reato la selezione degli embrioni fecondati «esclusivamente finalizzata ad evitare l’impianto nell’utero della donna di embrioni affetti da malattie genetiche trasmissibili rispondenti ai criteri di gravità» perché la precedente legge 40 violava gli articoli 3 (uguaglianza) e 32 della Costituzione (diritto alla salute).

Il problema di cosa fare con gli embrioni portatori di patologie genetiche, però, rimane. La legge italiana vieta la loro soppressione, vieta il loro utilizzo ai fini di ricerca, permette solo la loro conservazione ma per quanto? La domanda è pesante e la questione morale sollevata è davvero molto grave. Se da un alto, infatti, è rispettato il diritto della coppia che si rivolge alla fecondazione assistita di avere un figlio sano, dall'altro si pone la grave questione del destino degli embrioni ibernati che rimarranno tali fino a che un legislatore non avrà il coraggio di modificare una legge che è stata fatta e poi modificata a pezzi, senza tenere contro della globalità della questione etica relativa alla manipolazione della vita umana.

Le opinioni favorevoli e contrarie:

«Si tratta di una sentenza importante perché toglie finalmente ogni ombra dalla possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto - spiega Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni -. Qui non si tratta di eugenetica, ma di tutela della salute della donna e dell’embrione stesso: cadendo il reato di selezione, la diagnosi preimpianto è adesso pienamente legittima. In questo modo si evita che una donna possa vedersi impiantato un embrione malato con la prospettiva eventuale di un aborto. Ad oggi - prosegue Filomena Gallo - la diagnosi preimpianto per le coppie fertili ma con patologie genetiche viene fatta solo in tre ospedali pubblici italiani, mentre viene fornita in tutte le strutture private. Per ricevere un servizio garantito da una precedente sentenza della Corte Costituzionale, le coppie dovevano rivolgersi ai tribunali, che con innumerevoli ordinanze hanno costretto gli ospedali pubblici a fornire il servizio o a richiederlo a una struttura convenzionata».

Con questa sentenza viene confermato quanto stabilito precedentemente dalla stessa Corte Costituzionale, secondo cui era caduto l’obbligo a impiantare tutti gli embrioni prodotti con la fecondazione assistita. spiega il professor Antonio Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica presso la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma e Policlinico Gemelli Il problema è che ci troviamo davanti a una situazione in cui soccombe il principio di autonomia e dignità dell’embrione, stabilito dall’articolo 1 della stessa legge 40 («assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito», ndr). Dobbiamo chiederci: chi è malato non ha il diritto di vivere? È giusto e comprensibile che una coppia desideri un figlio sano, ma è la medicina che deve porsi questo problema prima ancora di concepire l’embrione. Esistono per esempio delle tecniche per attuare una fecondazione con sperma o gameti eliminando patologie genetiche, come l’eliminazione di un globulo polare che consente di scartare la parte malata del gamete: la ricerca dovrebbe puntare su questo. Qui siamo di fronte a una forma indiretta di eugenetica: gli embrioni malati non vengono distrutti ma messi in un limbo. Dobbiamo chiederci: che dignità ha l’embrione? È una questione di coerenza scientifica, più ancora che di morale.

Il professor Spagnolo solleva poi una questione ancora più delicata: È sbagliato parlare di “embrioni malati”, perché in un embrione posso vedere un danno genetico, non una patologia conclamata. E non è detto che un danno genetico porti nel 100% dei casi a sviluppare una malattia.

Energy drink e disturbi d'ansia e dell'umore negli adolescenti

energy drinks e disturbi d'ansia e dell'umore negli adokescenti
Energy drink ed alcol, un mix pericoloso
Gli energy drinks sono bevande ad alto contenuto energetico che contengono, oltre ad acqua e coloranti, zucchero, D-glucuronolattone e sostanze attivanti quali caffeina, ginseng, taurina e guaranà i cui effetti si sommano in un’unica assunzione. 

Negli ultimi anni il consumo di energy drink si è diffuso in modo quasi capillare soprattutto tra i giovani ed i giovanissimi che sono attratti dagli effetti stimolanti ed attivanti di queste bevande spesso utilizzate per migliorare la capacità di resistere alla stanchezza e allo stress ad esempio durante i periodi di esame oppure ai fini di migliorare le proprie prestazioni sportive o anche per “sentirsi più in forma” per un appuntamento galante. 

Dato che queste bevande contengono sostanze “naturali”, sono in genere considerate innocue ma ciò in realtà, può essere considerato vero solo finché le stesse vengono consumate in quantità moderate. Un abuso, come tutti gli abusi, può riservare delle sorprese spiacevoli, di cui sia gli adolescenti che i loro genitori dovrebbero avere una precisa consapevolezza
Sul piano fisico, la sovrastimolazione può causare tachicardia e aumento della pressione arteriosa a livelli anche molto pericolosi mentre l’alto contenuto di zuccheri può favorire l’aumento di peso e, se nel ragazzo o nella ragazza c’è una predisposizione, anche l’insorgenza del diabete.  


Alcune conseguenze degli energy drinks a livello psichiatrico. 


A livello emotivo possono esserci complicazioni anche molto serie come: nervosismo ed irritabilità, tremori, iperattività, insonnia ed ansia anche grave tra quelle più comuni oltre a disturbi gastro intestinali connessi ad una stimolazione emozionale. Se è presente una familiarità per disturbi dell’umore come depressione e disturbo bipolare o per disturbi d’ansia, un consumo eccessivo di energy drinks potrebbe svolgere una funzione scatenante per queste patologie. Fenomeni psichici gravi possono verificarsi quando nell'adolescente, maschio o femmina, è presente una predisposizione al disturbo bipolare che l’assunzione di energy drinks slatentizza. 


Energy drinks e disturbo bipolare 


L'esistenza di una predisposizione al disturbo bipolare, che è una seria patologia psichiatrica che richiede cure appropriate sia sul versante depressivo che maniacale ai fini del mantenimento di un buon equilibrio dell’umore costituisce un fattore di rischio particolarmente importante.  q
Gli energy drinks assunti in modo eccessivo possono slatentizzare un attacco maniacale (grave eccitazione legata a comportamenti a rischio dovuta all'assunzione delle sostanze sovrastimolanti per il sistema nervoso centrale contenute in queste bevande). 
Un attacco maniacale è già di per sé grave soprattutto se la persona, non avendo ancora ricevuto una diagnosi ed una psicoeducazione a ciò finalizzata, non ha potuto ancora imparare a riconoscere i segnali che possono preannunciarlo. Se esso è già grave di per sé, può essere ancora più complicato se viene scatenato da sostanze eccitanti: l’attacco maniacale comporta agitazione ed insonnia, la sensazione di essere “pieni di energie” che può far intraprendere comportamenti a rischio a causa della mancata percezione dei propri limiti psicofisici.
Inoltre, considerando che possono esserci deliri di diverso tipo che richiedono necessariamente un approccio farmacologico, l’attacco maniacale, per poter essere risolto richiede il più delle volte necessariamente il ricovero. 

Pericoli legati agli energy drinks ed alcol 


Spesso i giovanissimi associano gli energy drink con alcol e superalcolici e questo può far sorgere problemi particolarmente seri
Infatti le sostanza eccitanti contenute nelle bibite energetiche potrebbero nascondere i segnali di un eccesso di alcol ed anche di una vera e propria intossicazione da alcol.

Infatti la persona che ha assunto questi mix di bevande, potrebbe non avvertire in un primo periodo dopo la loro assunzione la stanchezza e mettersi perciò magari alla guida di un’automobile sentendosi sobria grazie all'attivazione temporanea di tutte le funzioni di vigilanza che raggiungono un picco per poi declinare rapidamente. 

La stanchezza in questi casi insorge improvvisamente, sostituendo lo stato di attivazione. La conseguente sonnolenza che ne deriva, spesso incoercibile e che a volte si connota come il classico colpo di sonno, può purtroppo aumentare di molto la probabilità di avere incidenti stradali. Dobbiamo anche considerare che l’associazione di energy drink con alcol provoca spesso importanti alterazioni del ritmo cardiaco, fino a slatentizzare sottostanti patologie fino ad allora silenti. Ricordiamo che molte ricerche cliniche hanno dimostrato l’esistenza di una relazione tra energy drink e la dipendenza da alcol e droghe

Cosa possiamo fare come genitori? 


Non è il caso di preoccuparci se i nostri figli bevono solo di tanto in tanto una lattina di energy drink. Anche se è sempre meglio non averne in casa in modo che non ne bevano dentro e fuori di essa. 
E’ anche bene educarli con costanza a non berne più di una o al massimo due al giorno, se comprendiamo che ad un certo punto non vogliono proprio farne a meno. Se però volessero berne ad ogni costo prima di affrontare prove per loro molto impegnative come un esame, un compito in classe, una gara di sport, sarebbe bene che riuscissimo a sostenerli meglio che possiamo, facendogli percepire la nostra vicinanza ed il nostro apprezzamento per il loro impegno e che li incoraggiassimo, cercando di non essere però invadenti e rispettando i loro spazi, anche con una presenza silenziosa ma affettuosa e disponibile, anziché spingerli a prendere qualche sostanza “innocua” – che così innocua non è – che li tiri un po’ su. 

Ricordiamoci anche sempre di dare loro il buon esempio cercando di consumare pochi caffè durante la giornata dato che la caffeina in esso contenuta, e che è uno dei componenti anche delle energy drink dove essa si trova in dosi massicce, può nuocere anche a noi se eccessiva e non solo ai nostri figli adolescenti. 
Spesso un esempio funziona molto più di tanti discorsi che potrebbero cadere nel vuoto, farci arrabbiare o non essere ascoltati per principio. L’esempio è silenzioso ma efficace fungendo da modello di comportamento salutare

Se dovessimo accorgerci che i nostri figli tendono a bere un’eccessiva quantità di bevande stimolanti e peggio ancora se hanno la nociva abitudine di assumerle con sostanze alcoliche, dobbiamo senz'altro allertarci ed intervenire. In questi casi è opportuno assumere anche atteggiamenti repressivi per evitare che continuino, pur nel rispetto della loro personalità, ma anche discutere con loro in modo molto serio e serenamente delle possibili conseguenze sia fisiche che mentali che questa loro nociva abitudine poterebbe comportare. Potremmo anche invitarli a leggere degli articoli divulgativi su questo tema che potremo reperire facilmente anche in rete, in moda da fornire loro informazioni in un modo che è ai giovani di oggi anche – almeno in linea generale, come appartenenti alla cosiddetta “generazione di nativi digitali” che si informano di tutto su internet – attualmente molto gradito rispetto alla lettura su libri e su riviste specializzate.

sabato 7 novembre 2015

Arriva You il robottino che educa i bambini ad una sana alimentazione

You il robot che insegna a mangiare bene - foto ANSA
Arriva dall'Università di Napoli una novità assoluta per combattere l'obesità dei bambini. Si chiama You ed è stato progettato dai docenti di Psicologia Paolo Cotrufo e Stefania Cella e di Design Rosanna Veneziano, con la collaborazione degli studenti del corso di Social Design del corso di laurea Design.

You è stato progettato per diventare un vero e proprio compagno di giochi per i bambini in sovrappeso che provvederanno a nutrirlo con gli alimenti che loro stessi assumono. Il robot interagirà con loro esprimendo a voce la sensazione di fame o di eccessiva pienezza: "Ho mangiato tanto!", "Uffa, mi sento gonfio!" insegnando così al bambino a riconoscere i propri stimoli e ad autoregolarsi.

E' stato anche progettato uno speciale braccialetto che verrà indossato dal bambino e che registrerà i suoi parametri metabolici e l'attività fisica svolta. A questo proposito You interverrà invitando il suo piccolo amico a muoversi: "Mi sento tutto intorpidito. ho bisogno di muovermi un po'..."

'You', spiegano i ricercatori, ''non intende semplicemente educare il bambino ad abitudini alimentari corrette, ma aiuta il piccolo ad autoregolarsi, stimolando il riconoscimento delle sensazioni di sazietà e di fame''.

giovedì 5 novembre 2015

Il dolore al collo: come combabttere la cervicalgia in 10 minuti!


Il dolore al collo spesso è causato da errate posture
Il mal di collo, spesso conosciuto come “cervicale” ma scientificamente denominato cervicalgia, affligge gran parte della popolazione italiana (ne soffre in maniera più o meno cronica un italiano su otto). 

Il dolore che può presentarsi improvvisamente o può insorgere lentamente, ma in entrambi i casi limita i movimenti del collo e può associarsi a nausea, vertigini, ronzii auricolari e persino indolenzimento degli arti superiori. 

Anche se le cause della cervicalgia possono essere le più diverse, le principali sono individuabili nella sedentarietà, nella postura che si tiene mentre si lavora, negli sbalzi di temperatura, e nella somatizzazione dell’ansia e dello stress. Il dolore è causato massimamente dalla tensione muscolare che da vita ad un circolo vizioso dolore-tensione-dolore che si autoalimenta. 

Per questa ragione, indipendentemente dalle cause scatenanti, la terapia deve avere come primo scopo il rilassamento delle masse muscolari contratte. In tal senso gli esercizi attivi hanno un ruolo fondamentale nella rieducazione e nella decontrazione muscolare. Utili sono certamente le ginnastiche posturali, lo stretching, lo yoga e il pilates. Se la situazione è particolarmente critica, benefici si ottengono anche da sedute di massaggi, manipolazioni vertebrali (effettuate da personale medico!), laserterapia, tecar, correnti antalgiche, nonché da farmaci antidolorifici e miorilassanti.  

Gli esercizi, comunque, possono rivelarsi un vero e proprio toccasana, ma occorre prestare una certa attenzione nell’eseguirli affinché, al contrario, non producano un effetto nocivo. L’obiettivo principale di questo tipo di training consiste nel rendere le articolazioni intervertebrali cervicali, i tendini ed i muscoli stessi più flessibili al movimento, in modo che possano essere sciolte tutte quelle tensioni che si sono accumulate nel corso del tempo. Gli esercizi devono essere eseguiti dolcemente, in modo lento e controllato, senza forzare mai, e non devono provocare dolore. Nel caso in cui un movimento sia doloroso non bisogna assolutamente forzare nella stessa direzione sperando di “sbloccare” qualcosa, bensì allungare nella direzione opposta, che quasi sempre non sarà dolente. Nel caso di dolore in diverse direzioni, anche opposte, i movimenti dovranno essere eseguiti nel range non doloroso. 
Gli esercizi da eseguire in caso di cervicalgia

Di seguito alcuni movimenti da eseguire più volte nel corso della giornata per 10 minuti circa.
Esercizio 1. Seduti, mantenendo lo sguardo su una linea orizzontale, le spalle rilassate e le braccia lungo il corpo (tutti gli esercizi vanno iniziati da questa posizione di base) portate la testa verso destra e verso sinistra.
Esercizio 2. Partendo dalla posizione di base, flettere ed estendere il collo, avvicinando il mento al petto e poi la nuca alle spalle.
Esercizio 3. Partendo dalla posizione di base, flettere lateralmente il collo nelle due direzioni, avvicinando l’orecchio alla spalla dello stesso lato.
Esercizio 4. Partendo dalla posizione di base, flettere anteriormente il collo associando un movimento di rotazione; non bisogna fare una circonduzione completa.
Esercizio 5. Porre le mani dietro la nuca e spingere leggermente con la testa contro le mani stesse. Il collo non deve fare alcun movimento.
Esercizio 6. Porre le mani sulla fronte e spingere leggermente con la testa contro le mani stesse. Il collo non deve fare alcun movimento.
Esercizio 7. Porre una mano su un orecchio e spingere leggermente con la testa contro la mano stessa. Il collo non deve fare alcun movimento




lunedì 26 ottobre 2015

Al via la campagna di vaccinazione antiinfluenzale: non fatevi ingannare dalle chiacchiere!

Il vaccino antiinfluenzale: efficace e sicuro!
Il 9 di Novembre partirà la campagna di vaccinazione antiinfluenzale e tutti i soggetti con età superiore ai 65 anni o con patologie croniche avranno diritto al vaccino da fare gratuitamente negli ambulatori dei propri medici di famiglia.

Negli ultimi due anni le campagne denigratorie sul vaccino antiinfluenzale hanno fatto si che molte persone, spaventate dalle possibili complicazioni, hanno rinunciato a vaccinarsi e i risultati si sono visti durante l'epidemia di influenza. Al contrario degli anni precedenti, i casi di influenza negli ultrasesstacinquenni sono molto aumentati e con essi le complicanze che in alcuni casi sono molto gravi.

Le complicanze dell'influenza vanno dalla broncopolmonite, allo scompenso cardiaco, alle sovrainfezioni batteriche dovute all'abbassamento delle difese immunitarie dovuto all'influenza. Molti pazienti affetti da patologie croniche come il Diabete o la Bronchite Cronica Ostruttiva e l'Asma si sono ritrovati ad affrontare complicazioni che negli anni scorsi non avevano avuto e in alcuni casi hanno rischiato la vita.

I dati della mortalità per complicazioni da influenza non sono ancora disponibili ma ogni anno si calcola che ci siano più di 8 mila morti per le complicazioni da influenza.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di vaccinare almeno il 75% delle persone oltre i sessantacinque anni e tutti i pazienti affetti da patologie croniche per ridurre i casi di influenza e quindi anche la sua gravità nella popolazione. Si è visto, infatti, che anche nei casi in cui il vaccino non è pienamente efficace, l'influenza si manifesta in maniera meno grave e dura meno, quindi espone i soggetti interessati a minori complicanze.

Il Segreto dei suoi Occhi - Scopri il trailer


Non è quindi opportuno farsi prendere da paure o ansie riguardo il vaccino dell'influenza: esso è uno strumento per tutelare la nostra salute e non presenta effetti collaterali se non in rarissimi casi. Le complicanze dell'influenza, al contrario, sono causa di morte ogni anno in Italia. E' quindi bene riflettere attentamente prima di rifiutare la vaccinazione.

venerdì 23 ottobre 2015

La stomatite erpetica, riposo, pazienza e alcuni rimedi naturali

La stomatite erpetica è una malattia infettiva che si manifesta con vescicole all'interno della bocca molto dolorose e febbre.
La sintomatologia è molto fastidiosa perchè spesso impedisce di alimentarsi e, a volte, il dolore è talmente forte che non si riesce neppure a bere.
La trasmissione del virus è per via aerea, ma a volte la malattia si può manifestare semplicemente come riacutizzazione di un herpes di cui si è portatori (le famose bolle che vengono ai lati della bocca o nel naso dopo un episodio febbrile o sotto stress) specie in periodi di stress o per debilitazione dovuta a qualche patologia in corso (anche una semplice malattia da raffreddamento).
La malattia si manifesta nella maggior parte dei casi nei bambini ma non è raro trovarla anche nell'adolescenza e negli adulti.
La causa della stomatite erpetica è un virus chiamato Herpes Simplex che causa sia la febbre che le vescicole in bocca.
La malattia si trasmette per contatto diretto con la saliva dei pazienti malati, quindi si deve fare molta attenzione ai contatti specialmente nelle scuole.
La terapia di questa patologia è spesso solo sintomatica con applicazioni di violetto di genziana, sciacqui con colluttori a base di antiinfiammatori e antifebbrili al bisogno. Pur essendo molto fastidiosa, la patologia evolve e guarisce da sola in 5-6 giorni.
Solo nei casi più gravi è necessario ricorrere agli antivirali che sono farmaci che agiscono solo dopo qualche giorno, quindi nella maggior parte dei casi sono inutili.

Ci sono ottimi rimedi naturali per accelerare il decorso di questa patologia: masticare la radice di liquirizia accelera la guarigione delle afte. Molto utile l'applicazione di propoli in spray o il miele sciolto in bocca. Efficaci sono anche tutti i cibi ricchi di vitamina C come broccoli, spinaci, ciliegie e rucola. Controindicati arance e kiwi perchè la loro acidità ne rende impossibile l'assunzione. Molto utile anche l'applicazione di olio di melaleuca o tea tree oil tramite cotton floc direttamente sulle lesioni.

venerdì 16 ottobre 2015

Disturbo acuto da stress: sintomi ed approccio terapeutico

Disturbo Acuto da Stress: ansia, depressione, confusione

Secondo il DSM VI – TR, una persona può essere soggetto ad un Disturbo Acuto da Stress in alcune specifiche situazioni che vanno poi valutate seguendo alcuni criteri.

I criteri esposti nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali quarta edizione sono i seguenti:
  •   la persona è stata esposta ad una situazione, un evento traumatico nel quale erano presente questi elementi:  
  • Ha vissuto un evento che ha comportato una grave minaccia alla sua vita od integrità fisica oppure a quella di altre persone particolarmente vicine della propria famiglia ed amici
  • .La persona ha sperimentato in situazioni come quelle riportate sopra, una reazione di intensa paura, orrore o impotenza
  • Dopo l’esposizione all'evento traumatico, l’individuo presenta almeno tre dei sottostanti sintomi dissociativi
  1. sensazione di distacco o mancata reattività emozionale, sensazione soggettiva di insensibilità derealizzazione, depersonalizzazione, ridotta consapevolezza dell’ambente circostante e facilità a rimanere molto storditi, amnesia dissociativa che si esplica nella incapacità di ricordare qualche aspetto significativo del trauma vissuto.
  2.  Evitamento di tutti gli stimoli che evocano ricordi ed aspetti del il trauma.
  3.  Sintomi di ansia o di elevato arousal o iperattivazione del Sistema Nervoso Autonomo con risposte di allarme in generale eccessive: tachicardia, palpitazioni, sudorazione fredda, respirazione rapida, nervosismo oltre ad irritabilità e ad una diminuita capacità di concentrazione. 
  4. Il disturbo conseguente al trauma crea un disagio clinicamente significativo all'individuo oppure compromette le sue capacità sociali così come quelle sul lavoro e relazionali anche all'interno della propria famiglia. Inoltre l’individuo può sentirsi incapace di compiere taluni compiti basilari nel corso della sua vita quotidiana ed anche, allo stesso tempo, di richiedere un aiuto ai familiari per ottenere il loro aiuto, narrandogli l’evento scioccante. Può esserci una perdita sia di funzioni sociali ( precedentemente presenti ) sia una perdita di capacità/motivazione di dedicarsi a quelle azioni che in precedenza portavano piacere e momenti di gioia nella propria vita.
  5.  Il disturbo ha una durate minima di 2 giorni e massima di circa 4 settimane. Si manifesta da uno a tre mesi successivi all'esperienza traumatica
Il mattone riparte: ecco i consigli sugli investimenti


Approccio terapeutico al Disturbo Acuto da Stress ( sintesi )

Il disturbo acuto da stress prevede un approccio terapeutico integrato: si parte dal momento diagnostico effettuato da uno psicologo con dei colloqui e specifici test e ad integrazione deve sempre essere fatta anche una consultazione psichiatrica per valutare la necessità della persona di assumere temporaneamente e sotto stretto controllo medico specialistico farmaci utili al controllo della depressione e dell'ansia. Quindi si procede poi con una breve psicoterapia individuale mirata a comprendere insieme al paziente quali siano i fattori predisponenti, scatenanti e di mantenimento dei sintomi disturbanti di cui soffre e che compromettono la qualità della sua vita. 

Inoltre la psicoterapia mira a far comprendere all'individuo quello che gli succede e che in quella situazione lo sconcerta, del perchè gli succede in modo che acquisendone (o riacquistandone) consapevolezza, egli comprenda anche come poterne diminuire l’impatto negativo nella propria vita. 
A volte può essere utile anche un breve percorso di riabilitazione che consenta alla persona di rientrare in contatto con le proprie risorse che a volte un trauma, può come “congelare”. E' utile anche insegnare alla persona che ha vissuto un trauma recente alcune tecniche di rilassamento e, in alcuni casi, di pensiero positivo.

mercoledì 7 ottobre 2015

DEFIBRILLATORI: DISPOSITIVI SALVAVITA TASSATI COME BENI DI LUSSO

I defibrillatori sono dispositivi usati per applicare, mediante elettrodi,  scariche elettriche di elevata intensità e breve durata attraverso il torace del paziente, allo scopo di ripristinare una normale attività cardiaca. Questa, perché garantisca un’immissione sufficiente di sangue in circolo da parte del cuore, deve essere ritmica e con una frequenza di battito entro i limiti fisiologici. Nei casi di aritmie l’uso del defibrillatore può far la differenza fra vivere o morire. 

I defibrillatori possono essere suddivisi in automatici, semiautomatici e manuali. Nei primi due casi ai dispositivi che costituiscono un defibrillatore esterno standard si aggiunge un circuito diagnostico in grado di determinare automaticamente la necessità di applicare una scarica, eliminando la necessità per l’operatore di dover preventivamente interpretare l’ECG. Questa tendenza all’automatizzazione rende possibile l’utilizzo di tali apparecchiature anche da personale non medico, adeguatamente istruito con un breve corso di rianimazione cardiopolomonare, dopo il quale viene rilasciato un patentino. 

Un recente decreto dei ministeri della Salute e dell’Economia stabilisce i criteri e le modalità per la diffusione dei defibrillatori semiautomatici, tuttavia la legge delega alle regioni i piani attuativi e non impone nessun obbligo per la presenza dei defibrillatori semiautomatici nei luoghi pubblici, rendendone indispensabile l’uso solo per le società sportive. 


Non solo smartphone e tablet. I progetti nel cassetto di Apple


Un vuoto legislativo incomprensibile se si pensa che ogni anno 60.000 persone muoiono di morte cardiaca improvvisa e che i costi di un defibrillatore sono assolutamente contenuti (a partire da 800 euro) e se ne trovano di tutte le marche (ad esempio LIFE-POINT, Heartsine Samaritan, BTL, Generale electric, DEFIBTECH, Saver One, Philips). Infine, considerata l’utilità di questi dispositivi salvavita, stupisce l’applicazione di un’aliquota IVA del 22% sul prezzo di vendita, quasi si trattasse di un bene di lusso superfluo, alla stregua di profumi, capi di abbigliamento e smatphone.

Settimana per la lotta ai tumori infantili: adotta un personaggio dei cartoni!

Un eroe dei cartoni per combattere i tumori infantili
In questi giorni sui social imperversano post con immagini dei cartoni animati che testimoniano l'attenzione sui tumori infantili. Ogni anno in Europa muoiono circa 6000 bambini per tumore, ma i dati che riguardano le guarigioni sono molto incoraggianti. Ad oggi circa 8 piccoli pazienti su 10 guariscono ma i problemi sono ancora tanti. 
«Dopo aver consultato genitori, pazienti, sopravvissuti e medici – spiega Gilles Vassal, dell’Institut Gustave Roussy di Villejuif (Francia) e presidente SIOPE (la società europea di oncologia) – abbiamo stilato un elenco delle questioni aperte e urgenti da risolvere, tra le quali spiccano la possibilità di accesso per i bambini ai nuovi farmaci (che raramente sono sperimentati e approvati in forme e dosaggi adeguati a loro), la mancanza di fondi per la ricerca e di sperimentazioni mirate sulle patologie pediatriche e le disparità di sopravvivenza fra i piccoli malati nei vari Paesi europei, dovute soprattutto alla diversa qualità delle cure». 

Il cybercrime uccide la rete...

«Oggi l’80 per cento dei bambini con un tumore guarisce – commenta Franca Fagioli, direttore dell’ Oncoematologia Pediatrica e Centro Trapianti al Presidio Ospedaliero Infantile Regina Margherita di Torino e presidente dell’Aieop (Associazione Italiana Ematologia ed Oncologia pediatrica http://www.aieop.org/web/index.php) – e grazie alle più recenti scoperte sulla biologia dei tumori riusciamo a capire sempre di più su queste patologie, con la speranza che questo ci aiuti a mettere a punto terapie mirate efficaci. Comprendere l’origine delle neoplasie nei più piccoli è uno degli obiettivi fondamentali: se infatti in una persona adulta possono contribuire vari fattori esterni che si accumulano nel corso degli anni (dai cancerogeni ambientali, a fumo e alimentazione scorretta, per esempio), molti dei casi di cancro infantile vengono diagnosticati prima dei 5 anni quando il “mondo esterno” ha avuto ben poco tempo per modificare l’organismo. Con l’aiuto delle più moderne tecnologie dobbiamo indagare meglio difetti genetici e altri possibili cause»
La strada intrapresa nella lotta ai tumori infantili è ancora lunga e serve l'aiuto di tutti per arrivare ad alzare quell'80% di piccoli pazienti che guariscono, ma sembra che la direzione sia quella giusta!

domenica 4 ottobre 2015

Pet therapy: utilità e limiti

pet therapy: utilità e limiti
Pet Therapy: terapie, comunicazione e affetto
La Pet Therapy o" terapia per mezzo degli animali", è nata negli USA nel 1953 e si è diffusa sempre più intorno agli anni '70 del secolo scorso grazie all'operato del dottor Turk.
Turk, che era uno psichiatra, pensò di favorire lo sviluppo di maggiore autocontrollo in persone con gravi disturbi psichici integrando le normali ed abituali terapie farmacologiche, psicoterapeutiche  ed occupazionali con il prendersi di animali domestici.

La Pet Therapy non deve essere considerata come una alternativa a specifiche terapie necessarie alla persona in base alle sue caratteristiche patologiche e di personalità ma piuttosto come una integrazione delle stesse. 

E' necessario che l'animale utilizzato per la Pet Therapy venga scelto in base alle caratteristiche della persona con la quale dovrà interagire e lo stesso vale per l'operatore che dovrà addestrarlo allo scopo e seguire poi nel tempo la coppia animale - individuo.

E' da evitare l'utilizzo della Pet Therapy nei seguenti casi:
  • Con persone che soffrono di deficit immunitari.
  • Con persone incapaci di prendersi cura adeguatamente di altri e di animali o che manifestano chiaramente comportamenti violenti che potrebbero attuare anche verso l'animale, facendogli del male. 
  • Con persone con gravi fobie nei confronti di cani o gatti o di altri animali, che potrebbero non avere benefici ma anzi in alcuni casi, ulteriore stress da questo tipo di terapia di supporto.
La Pet Therapy può portare numerosi vantaggi a persone che soffrono di gravi problemi psichici o fisici che compromettono il senso di integrità individuale  
Vantaggi che possiamo così declinare:
  • Livello affettivo: il rapporto con un cane o un coniglio o gatto oppure un asinello, un cavallo, un delfino, ecc, può riempire temporaneamente il vuoto presente nei rapporti umani e rappresenta anche un importante modello di interazione affettiva. 
Non Essere Cattivo - Candidato all'Oscar


Un modello che potrà poi venir trasferito nei rapporti con le persone poiché in modo vicario, è molto utile ad aumentare la fiducia negli altri esseri viventi, ed attraverso un processo di apprendimento per generalizzazione, nelle altre persone. Per evitare però che queste persone con problemi non si isolino ulteriormente dagli altri chiudendosi nel rapporto esclusivo con l'animale, è necessario che il percorso di Pet Therapy avvenga sempre alla presenza e con la supervisione di un operatore del settore.
  • Livello ludico: gli animali domestici giocano con l'uomo sempre molto volentieri consentendo così agli individui sofferenti di investire nuovamente e spesso anche dopo molto tempo in questo campo della propria vita, sperimentando nuove esperienze di divertimento, che donano così buonumore, utile alla salute in generale.
  • Livello responsabilità: prendersi cura di un animale richiede un costante, consapevole e forte senso di responsabilità, che si rivelerà poi funzionale anche in altri settori della vita quotidiana e nelle relazioni interpersonali.
  • Livello comunicazione: il linguaggio uomo/animale è tipo semplice e ripetitivo. I toni  sono molto simili a quello che le mamme utilizzano con i neonati e figli piccolissimi. L'effetto dell'utilizzo di questi toni, è quello di produrre un senso di rassicurazione e conforto tanto in chi lo emette tanto in chi lo ascolta. Un animale domestico ed in particolare un cane, è un ottimo ascoltatore. Non contraddice la persona che parla e non la giudica (anzi, il cane si mostra sempre particolarmente interessato alla voce del proprietario o a quella di chi in altro modo, si occupa di lui, a discorsi ed a frasi anche ripetitive, che alle persone magari sembrerebbero strani ), permettendo così alla persona stessa, di provare minore ansia quando parla in tal modo.
  • Livello umore: quando le condizioni di vita  sono molto dolorose per gravi malattie fisiche che generano vissuti luttuosi e depressivi e che richiedono cure stressanti; in persone con gravi carenze affettive e/o disfunzioni cognitive sia croniche che temporanee (dopo un incidente ad es., o una malattia), la vicinanza ed il contatto con un animale domestico da poter coccolare, accarezzare, spazzolare e nutrire, produce sollievo ed un effetto rasserenante.  
Ciò favorisce un generale e più rapido miglioramento psicofisico  o rende più sopportabili le proprie condizioni qualora siano immodificabili.

giovedì 1 ottobre 2015

COLPO DI FRUSTA: COLLARE SI O NO?


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Il colpo di frusta è un evento traumatico molto frequente, conseguenza di un improvviso e inaspettato contraccolpo che comporta un movimento ampio della testa e del collo fino ai limiti fisiologici del movimento articolare.

Nell’immaginario collettivo il colpo di frusta è associato al tamponamento da dietro, ma in realtà la meccanica del sinistro può essere varia (urto frontale, laterale, caduta con proiezione da una moto, ecc…). Le conseguenze biomeccaniche dei vari meccanismi traumatici  sono comunque sovrapponibili, ed i processi patologici che si innescano molto simili. 

Successivamente ad un colpo di frusta, nel passato si faceva largo uso del collare cervicale, prescritto praticamente sempre e comunque. Le nuove evidenze scientifiche, però, indirizzano per un uso più limitato del collare, che non dovrebbe essere prescritto nei pazienti con colpo di frusta lieve, mentre c’è indicazione, ma per pochi giorni nei pazienti con un trauma moderato. Il collare è invece utile, o addirittura indispensabile, nei traumi più severi. L’immobilizzazione della colonna vertebrale cervicale, comunque, se permette la guarigione dei tessuti traumatizzati, pregiudica la corretta attivazione della muscolatura cervicale e spesso ritarda i tempi di guarigione. 

Passati i primi giorni in cui occorre tenere sotto controllo l’eventuale dolore, l'obiettivo terapeutico principale deve essere quello di un rapido recupero funzionale ed un ritorno precoce alle attività abituali. Inizialmente il paziente può avvertire il collo rigido, dolorante e, non di rado, una lieve sindrome vertiginosa. Ciò non deve tuttavia allarmare: sarà compito del medico assistere il paziente e spiegare quale potrà essere l’evoluzione del quadro clinico. 


Il prezzo del petrolio ai minimo storici


La rieducazione deve essere iniziata molto precocemente: è utile eseguire movimenti lenti e regolari, inizialmente di rotazione, poi di flessione ed estensione ed infine di flessione laterale. A questi, successivamente, si potranno associare esercizi di attivazione dei muscoli cervicali, terapie manuali ed eventuali terapie strumentali. Regola imprescindibile è che i movimenti effettuati non siano dolorosi e che, in presenza di una certa limitazione funzionale, non si forzi mai il movimento limitato sperando di vincere un eventuale “blocco”. 

Nel caso in cui, quindi, abbiate subito un incidente, soprattutto se modesto, evitate di passare delle settimane con il collo bloccato da un fastidioso collare perché, semplicemente,  non serve a nulla! 

mercoledì 30 settembre 2015

L'ansia e la sua gerarchia evolutiva

l'ansia e la sua gerarchia evolutiva
L'ansia ha una sua gerarchia evolutiva durante lo sviluppo
L’ansia presenta una sua gerarchia evolutiva, dalle sue forme più lievi alle sue forme più gravi sia a livello sintomatologico sia rispetto alle dinamiche (processi psicologici ed emozionali coscienti ed inconsci) che essa sottende. 

Dalla sua forma più evoluta alla sua forma più regressiva, possiamo così descrivere la gerarchia dell’ansia:
  • Ansia superegoica (del Super Io) legata cioè a problematiche della nostra coscienza morale.
  • Angoscia di castrazione.
  • Angoscia o paura, connotata da grande ansia, di perdere l’amore dell’oggetto, cioè della persona a cui siamo affettivamente legati che in origine è la madre.
  • Angoscia di perdere l’oggetto d’amore, cioè la persona sulla quale abbiamo investito il nostro affetto e che per noi rappresenta il nostro punto di riferimento. In questo caso si sperimenta una profonda ansia di separazione.
  • Angoscia persecutoria: quando il senso di persecuzione è molto forte, l’ansia diviene un’insopportabile esperienza di angoscia legata a persone o situazione dalle quali si teme di poter essere in qualche modo “attaccati” o comunque, ci si sente minacciati ed alle quali si attribuiscono cattive intenzioni nei nostri confronti che in realtà esse non hanno.
  • Angoscia di disintegrazione:  rappresenta la più arcaica e devastante esperienza di angoscia per l’individuo, con una profonda paura di perdere la propria integrità personale psicofisica ed i propri confini e senso di sé  fino a confondersi con l’oggetto (come può accadere, in modo però normale, nel bambino piccolissimo che ancora non distingue bene tra se stesso e la mamma). Per “oggetto” si intende  qualsiasi “persona” con la quale abbiamo un certo tipo di relazione affettiva.