venerdì 11 settembre 2015

Esiste ancora la discliplina?

Ha ancora senso parlare di disciplina?
Quando giocate, avete l’abitudine di cambiare le regole a ogni partita? Le regole non sono sempre le stesse, costanti, qualunque sia la posta in gioco?
Nel campo della disciplina e della vita familiare succede lo stesso. Come in un gioco, le regole devono devono essere chiare e costanti prevedendo sempre una conseguenza quando vengono infrante.
E’ relativamente facile insegnare al bambino regole da osservare. Quello che è più difficile è mantenerle e farle rispettare.
Ma torniamo a noi, la disciplina che cos’è? Si tratta in un certo senso di mettere dei segnali di stop, dei limiti che servano a proteggerli, a proteggere gli altri, ad insegnarli a fermarsi quando il loro comportamento diventa spiacevole o pericoloso. La disciplina consiste nell’insegnare le regole che sono in vigore in famiglia, a scuola e nella società per eliminare comportamenti non accettabili. E le regole sono uno dei fondamenti della vita sociale. Prima il bambino le assimila, più facile sarà il suo adattamento ai diversi contesti.
Cosa potrebbe succedere ad un bambino, se nessuno gli indica il percorso, gli pone dei limiti, delle indicazioni? Troppi adolescenti sono oggi alla ricerca di regole che non hanno mai dovuto rispettare. per trovare la strada giusta e realizzarsi pienamente il bambino ha bisogno di adulti amorevoli e capaci di guidarlo, di accompagnarlo.
La disciplina rassicura il bambino ed è essenziale allo sviluppo della sua autostima.
Come fare allora?
Per prima cosa incoraggiamo il rispetto delle regole.
Immaginiamo una bambina che, al ritorno da scuola, dimentica di mettere a posto il giubbotto per la prima volta dopo diversi giorni e immaginiamo che il genitore sia subito pronto a farle notare la cosa. Pensate all’effetto della motivazione di questa piccola se i genitori non sottolineano mai gli sforzi che compie SEMPRE e rilevassero invece solamente la dimenticanza occasionale.
Quando dunque intervenire?
L’essenziale è chiedersi se l’azione che ci si appresta a compiere è realmente pertinente. E’ necessaria per la sicurezza del bambino o per la difesa dei nostri valori?
Meno interveniamo più i nostri interventi vengono notati, meno controlliamo la sua vita, più sarà disposto ad ascoltarci quando sarà davvero importante. Un eccesso di controllo non insegna al bambino a controllarsi.
Come disciplinare?
Ci sono molti modi per insegnare la disciplina al proprio figlio. Eccone tre:
DISCIPLINA RIGIDA – L’adulto decide e impone la sua volontà. Per lui esiste un solo modo di pensare. Nel bambino l’obbedienza è favorita a scapito dell’autonomia. Manca di fiducia in se stesso, si esprime poco diventando a volte aggressivo.
DISCIPLINA PERMISSIVA – L’adulto non è in grado di dire no al figlio che però ne esce insicuro e ansioso
DISCIPLINA DI TESTA E CUORE – L’adulto ha come obiettivo quello di formare un figlio autonomo. Non teme di affermarsi ma non abusa del suo potere.
E’ quest’ultima la scelta migliore. Non può esistere disciplina senza amore quindi, per concludere, ricordate che sensibilità e fermezza devono camminare insieme.

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